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Trento, 16 luglio 2010
IL DECLINO POLITICO DI DELLAI ?
Una sequela di errori rimasti impuniti
di Marco Boato
dal Corriere del Trentino di venerdì 16 luglio 2010

Non c’è dubbio che Lorenzo Dellai abbia rappresentato per molti anni un importante fattore propulsivo della situazione politica trentina, risultando di volta in volta capace di affrontare le crisi anche epocali - da Tangentopoli al crollo del sistema politico tradizionale, dal ‘berlusconismo’ alla dissoluzione precoce della ‘Seconda Repubblica’ - con capacità innovativa e lungimiranza strategica. Non altrettanto si può dire per quanto riguarda gli ultimi anni, durante i quali è sembrato progressivamente perdere la sua capacità di leadership politica ed è apparso procedere ‘per tentativi ed errori’, piegando sempre più spesso le ragioni della coalizione del centrosinistra autonomista nel suo insieme (che erano state la carta vincente in tante occasioni) ad un disegno politico assai più miope e limitato, di stampo neo-centrista, destinato al fallimento o comunque ad un clamoroso ridimensionamento.

I sintomi e i segnali di questo ‘appannamento’ sono stati numerosi negli ultimi anni. Basta indicarne alcuni, dai più lontani nel tempo ai più recenti. Chi si ricorda ancora del progetto della ‘Casa dei Trentini’, all’insegna del quale Dellai cercò di caratterizzare le elezioni provinciali del 2003? Le elezioni furono vinte dal centrosinistra autonomista, che su mia proposta aveva allora assunto di comune accordo la denominazione ‘Intesa Democratica Autonomista’, ma il progetto della ‘Casa dei Trentini’, che già allora aveva manifestato una intenzionalità neo-centrista, naufragò miseramente, senza che nessuno si sia neppure mai preso la briga di renderne conto all’opinione pubblica.

Chi si ricorda della fase iniziale della nascita del Pd a livello nazionale, quando in Trentino Dellai e gli uomini della Margherita parteciparono (Grisenti compreso) alla sfida delle prime elezioni primarie, salvo poi abbandonare totalmente quel progetto politico? Chi si ricorda del fallimento clamoroso alle elezioni politiche del 2008 per il Senato? In Parlamento, Gianclaudio Bressa e io eravamo riusciti, alla Commissione Affari costituzionali della Camera, a far conservare – unica realtà in tutta Italia – i collegi uninominali nel Trentino-Alto Adige/Südtirol almeno per il Senato, nell’ambito dell’orribile ‘Porcellum’ del ministro Calderoli, la legge tuttora in vigore che ha tramutato il Parlamento degli eletti in un Parlamento dei nominati (dai segretari nazionali di partito). Ebbene, in quella occasione, invece di rinnovare nei collegi uninominali del Senato la presentazione unitaria di tutto il centrosinistra autonomista, che avrebbe comportato la conquista sicura di Trento e Rovereto e forse, per la prima volta, anche di Pergine, si è preferito spaccare il centrosinistra pur di rimanere subalterni alla linea ‘blockfrei’ della Svp (come se si potesse rimanere indifferenti a Berlusconi, allora in procinto di tornare al governo!), andando incontro ad una clamorosa sconfitta, eccetto che con Molinari a Rovereto (ma perdendo perfino il seggio del miglior perdente, dopo aver perso clamorosamente il collegio di Trento). In quella occasione Dellai si inventò un nuovo simbolo, ‘Insieme per le Autonomie’, di cui credo nessuno in Trentino abbia conservato memoria, essendo durato lo spazio di una clamorosa sconfitta elettorale.

E proprio da quella sconfitta nacque la decisione improvvisa di sciogliere la Margherita – l’intuizione più originale di Dellai (insieme a Gaetano Turrini, Beppe Zorzi e Beppe Detomas. Vi ricorda nulla? Popolari, civici, ulivisti e ladini insieme…) -, per andare a formare in fretta e furia l’ennesimo nuovo partito, l’UpT, l’Unione per il Trentino, nel frattempo perdendo per strada gran parte della componente ‘ulivista’, andata a confluire nel tardivamente nato Pd (e fra questi anche Luca Zeni, su cui pur Dellai aveva puntato nell’ultimo Congresso della Margherita, inaspettatamente perso dal suo leader storico).

Le elezioni provinciali del novembre 2008 furono ottimamente vinte dal centrosinistra autonomista, pienamente ricomposto in quella occasione. Ma per Dellai furono una data storica anche in negativo, perché per la prima volta il suo partito perse il ruolo di forza politica principale della sua coalizione. E così cercò di tamponare malamente questo obbiettivo ridimensionamento, creandosi una giunta a misura del suo disegno neo-centrista, coltivato durante tutta la fase pre-elettorale con il Patt e con l’Udc, il quale ultimo non era neppure riuscito a presentare regolarmente la propria lista elettorale. Contraddicendo brutalmente vent’anni di collaborazione politica con i Verdi, e con la piena subalternità allora del Pd di Pacher che dimostrò una assoluta miopìa politica nei rapporti interni al centrosinistra trentino, Dellai scaricò i Verdi dalla Giunta per far posto al raddoppio del Patt (ecco da dove viene Panizza…) e all’ingresso dell’Udc, partito senza lista e perennemente oscillante tra destra e sinistra.

E’ dunque nel passaggio cruciale tra le politiche e le provinciali del 2008 che Lorenzo Dellai abbandona di fatto il ruolo (che tutti gli avevamo sempre riconosciuto) di leader dell’intero centrosinistra autonomista trentino, per rincorrere affannosamente una volta Enrico Letta (poi passato con Bersani), un’altra volta Pierferdinando Casini (omaggiato di un seggio gratuito in Giunta provinciale a scapito dei Verdi, scaricati senza neppure una parola di giustificazione) e poi, da ultimo, Francesco Rutelli, fuoriuscito dal Pd dopo le Europee (altro fallimento totale di Dellai nelle indicazioni di voto prive di risultato). Rutelli fu ospite d’onore, in rappresentanza dell’API, all’ultimo congresso dell’UpT (dove Pd e Verdi, pur invitati, non poterono parlare: ebbero la parola solo il Patt e l’Udc, e questo al congresso di quel Dellai che doveva essere il leader dell’intero centrosinistra!). Sembra che tutti se ne siano dimenticati, ma nel partito di Rutelli (‘solo una bandierina’, si schernisce malamente Dellai…), di cui Bruno Tabacci è portavoce, Lorenzo Dellai è tuttora il coordinatore nazionale. Ma anche quel mini-contenitore è durato lo spazio di un mattino, il tempo appunto di consumare l’ennesimo disegno neo-centrista fallito (‘sedotto e abbandonato’, verrebbe da dire, con un po’ di amara ironia).

Dalla ‘Casa dei Trentini’ all’ipotizzato e futuribile ‘Partito del Trentino’ (sempre con una vena di integralismo in queste denominazioni…). Che cosa è cambiato nel frattempo? Chi ha fatto i conti apertamente con la sequela di errori commessi e di progetti consumati quasi prima di nascere (compresi i segretari ‘usa e getta’)? Basta usare parole magiche e buone-a-tutto come ‘territoriale’, ‘partito di raccolta’, ‘valori’, e via elencando, per segnare e precostituire una autentica innovazione? Basta rivolgersi a tutti quelli che oggi non sono nel Pd per prefigurare un nuovo soggetto politico? Personalmente considero Fravezzi, Lunelli e Gilmozzi ottime e capaci persone, alle quali ho inviato sinceramente il mio augurio di buon lavoro. Ma, per costruire un futuro diverso, bisogna prima saper fare i conti apertamente con gli errori del passato, anche assai recente (scotta ancora la lezione delle comunali). E bisogna avere anche una visione strategica non solo sul piano locale, ma anche nazionale (‘glocal’, appunto). Leggo che ora Dellai a livello nazionale auspica due anni di ‘Governo di salute pubblica’, cioè l’opposto della democrazia dell’alternanza a cui bisogna prepararsi di fronte al crollo della credibilità del centro-destra. Non credo sia davvero questa la prospettiva politica auspicabile e quindi vedo profilarsi all’orizzonte altre capriole, altri innamoramenti che dureranno un breve spazio di tempo, formule da consumare senza rendere conto mai a nessuno, prima di tutto ai propri alleati. Ha ragione Simone Casalini sul ‘Corriere’ di mercoledì: ci sono davvero prima molti nodi da affrontare e da sciogliere.

Marco Boato

 

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